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La crisi climatica e le assicurazioni agricole

La branch italiana fa parte della più grande compagnia assicurativa europea monoramo ed è specializzata nel settore dei rischi nel primo settore.

Con 200 anni di storia e una vasta esperienza nel settore, VH è la branch italiana di Vereinigte
Hagelversicherung, la più grande compagnia assicurativa europea monoramo specializzata nel settore dei rischi agricoli.

La realtà è nata dalla fusione delle due maggiori mutue tedesche, specializzate nelle coperture rivolte al settore dei
rischi agricoli (Norddeutsche Hagel e Leipziger Hagel). In Italia la compagnia è presente fin dal 2005 ed è cresciuta di anno in anno fino a diventare primo player del comparto, oltre che tra le poche compagnie del panorama nazionale a essere specializzata nel settore.

Un successo dovuto alla costante ricerca di soluzioni taylor made volte a soddisfare le esigenze dei propri clienti, con un servizio che garantisce la massima qualità in modo costante.

Lo scenario attuale

Alessandro Bellini, country manager di VH per l’Italia, descrive una situazione complessa nel nostro Paese, dovuta al cambiamento climatico.

Quest’ultimo ha infatti richiesto agli agricoltori di trovare nuove soluzioni assicurative volte ad aumentare la resilienza delle proprie aziende.

Se fino a una decina di anni fa determinati rischi catastrofali, in particolare quelli legati a gelo, alluvione e siccità, avevano una bassa frequenza, negli ultimi cinque anni questa è aumentata sensibilmente.

Una tendenza che ha generato sofferenza nell’intero mercato assicurativo, anche a causa dell’abbandono di diversi riassicuratori internazionali sul mercato italiano. Come spiega Bellini infatti,
le compagnie di assicurazione si rivolgono a realtà più grandi per avere una leva finanziaria: se questa manca, è difficile soddisfare una domanda in aumento. Come partner di valore delle
realtà del settore agricolo, VH sta lavorando allo sviluppo di nuove tecnologie, sia al fine di efficientare i prodotti già esistenti, sia per introdurre nuove coperture di natura indicizzata.

Punto focale è sicuramente quello di puntare su innovazione e digitalizzazione, al fine di riuscire a recuperare la reddittività dei prodotti assicurativi, un tempo adeguati, ma che oggi hanno perso per le compagnie la loro sostenibilità a livello di costi.

L’obiettivo è quindi quello di riguadagnare la marginalità del prodotto assicurativo tradizionale, senza penalizzare i produttori agricoli.

L’aumento dei rischi catastrofali come alluvione, gelo e siccità hanno generato nuove necessità

Gli strumenti in vigore

Nello scenario attuale, in cui aumenta la richiesta di copertura assicurativa e si riduce la disponibilità sul mercato, il pubblico si è già mosso per fornire risposte efficaci. Da un anno e mezzo, infatti, è stato concepito ed introdotto il fondo AgriCat, il cui soggetto gestore è appunto la società Agri-Cat, che opera su tutto il territorio nazionale ed è affiliata con l’ente pubblico Ismea e con il ministero stesso. Il fondo prevede adesione automatica per tutte le aziende che presentano domanda unica, e che sono quindi beneficiarie degli aiuti diretti Pac. L’intento del progetto, che entrerà in vigore quest’anno, è quello di sgravare una parte dei danni delle avversità catastrofali, riuscendo a dare una capacità assicurativa. Come illustra Alessandro Bellini, i rischi catastrofali possono essere infatti gestiti solamente attraverso partnership private e pubbliche: Agricat si preannuncia quindi molto utile per il mercato assicurativo, ma è solo il primo di numerosi elementi che dovranno concorrere alla causa.

Servono nuovi strumenti su misura che rispondano alle esigenze degli agricoltori del territorio

Dal punto di vista assicurativo l’Italia è divisa in due, e anche nel settore agricolo si presenta fortemente sottoassicurata. Basti pensare che su una platea di oltre 600mila aziende, solo 65mila sono fornite di una copertura, con il mercato che si concentra principalmente nel Nord Italia. Alessandro Bellini spiega che l’obiettivo di VH è di riuscire ad ampliare la platea anche alle zone a bassa penetrazione, ovvero il Centro e il Sud Italia. Prima di tutto, è però necessario capire perché questo fenomeno si verifichi. Alcuni danno come risposta una cultura assicurativa meno radicata, la stessa differenza che si riscontra tra i Paesi mitteleuropei e il Mediterraneo. In questo caso, la risposta è investire sul piano di divulgazione.

Andando più a fondo nella questione però, emerge un’altra tendenza. Nel Centro e Sud Italia infatti, vengono assicurate solamente le produzione ad alto valore. Questo mette in luce un problema di marginalità nelle colture minori, che evidentemente non è sufficiente alle aziende agricole del territorio per l’acquisto di una copertura assicurativa o in generale per investire nella gestione del rischio.

All’interno del mercato, come evidenzia Alessandro Bellini, manca quindi uno strumento assicurativo calato su misura per le produzioni del Centro
Sud. Sfida di VH è quello di proporre quindi prodotti più semplici, con costi inferiori e di facile accesso, che vadano incontro alle esigenze degli agricoltori. Fondamentale è l’ausilio delle nuove tecnologie, che permettono un monitoraggio e una gestione più accurata e digitale delle colture.

Il futuro

Verso la digitalizzazione con la nuova visione

Per la gestione dei rischi legati al cambiamento climatico, la risposta è duplice. Da una parte la digitalizzazione del comparto diventa essenziale, con la creazione di strumenti come satelliti o droni che velocizzino il processo di liquidazione e la risposta sul campo delle compagnie assicurative. Fondamentale poi rendere più snello e veloce il processo di sottoscrizione delle coperture, che vanta ancora un iter amministrativo abbastanza pesante e che richiede la produzione di molta documentazione da parte degli agricoltori. Alessandro Bellini definisce auspicabile una maggiore interconnessione tra pubblico e privato, che sarebbe in grado di ridurre i costi e gli oneri di gestione delle pratiche, il tutto a vantaggio del cliente finale. L’altro aspetto evidenziato dal country manager di VH è il fatto che il solo trasferimento del rischio sul mercato assicurativo non è più sufficiente. Per questo motivo, il risk management deve svilupparsi a 360 gradi, occupandosi anche della mitigazione del rischio, attraverso pratiche che adattino le realtà agricole al cambiamento climatico. Parliamo ad esempio di investimenti in sistemi di protezione attiva contro grandine e gelo o di nuovi sistemi irrigui. L’obiettivo è passare dalla gestione assicurativa dell’azienda agricola a una gestione completa del rischio, che preveda come ultima fase il trasferimento del rischio residuo. Bellini si dichiara fiducioso a riguardo, anche grazie a strumenti come Agricat e ai maggiori fondi destinati al settore.

Source: La Repubblica.it